Dalla cucina alle architetture resilienti del Golfo Persico, la pentola a pressione diventa il simbolo per raccontare come affrontare i climi estremi e le crisi climatiche: ottimizzando risorse, ripensando le strutture, e cucinando il futuro con creatività. A ispirare tutto, la Biennale Architettura 2025 di Venezia, dove il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti trasforma una metafora domestica in una proposta radicale.
Il futuro è in pentola
La pentola a pressione è uno degli strumenti più amati da ogni appassionato di cucina sostenibile, ma anche l’inaspettato simbolo di una filosofia di vivere e progettare in climi estremi. Da umile utensile a metafora architettonica, questo oggetto ci parla di adattamento, efficienza e resilienza: è la perfetta sintesi di un’intelligenza applicata alla scarsità.
Usare una pentola a pressione significa cuocere con meno acqua, in meno tempo, usando e disperdendo meno energia. In un’epoca dove ogni goccia d’acqua è oro e ogni kilowatt è una scelta politica, questo piccolo cilindro di metallo diventa un manifesto. È un esempio domestico e tangibile di quanto il design intelligente possa cambiare le regole del gioco. Se questo vale per una zuppa di fagioli, perché non dovrebbe valere per intere infrastrutture?
È questo il cuore concettuale di “Pressure Cooker”, l’installazione del Padiglione Nazionale degli Emirati Arabi Uniti alla Biennale Architettura 2025. Curata dall’architetta e docente Azza Aboualam, realizzata insieme allo studio Holesum, l’esposizione non si limita a esibire strutture ma cucina idee, raccoglie dati, coltiva soluzioni a partire da una domanda bruciante: come si progetta per nutrire, proteggere e resistere in climi sempre più estremi?

Image courtesy of National Pavilion UAE – La Biennale di Venezia. Photo by Ola Allouz.
Il parallelo è irresistibile: proprio come la pentola a pressione, le architetture proposte devono gestire risorse limitate, evitare dispersioni, adattarsi a condizioni ambientali dure senza perdere efficacia. Il vapore diventa simbolo di energia potenziale, la camera sigillata una bolla di ingegno.
L’impossibile architettura agricola degli UAE a Biennale 2025
Nel cuore della Serenissima, dove i canali scorrono lenti ma l’arte è politica, “Pressure Cooker” si propone come una ricetta futuristica: ingredienti selezionati, tecniche ibride, cottura lenta e mirata. In questo caso non si parla di cucina molecolare, bensì di architettura agricola, di serre ripensate come spazi adattivi, di strutture che respirano il deserto e producono cibo dove il cibo scarseggia.
L’istallazione riflette su come garantire la sicurezza alimentare in un mondo dove il cambiamento climatico sta smantellando le certezze agricole. Temperature estreme, suoli degradati, scarsità d’acqua sono ormai la norma in molte aree del pianeta, e il Golfo ne è una cartina tornasole perfetta.

Ma gli Emirati, nel bene e nel male, sono pionieri della convivenza con l’impossibile. Dalla città verticale al giardino idroponico, la loro storia recente è un catalogo di tecnologie applicate alla sopravvivenza. “Pressure Cooker” ne fa una sintesi poetica e concreta: serre modulari che raccolgono dati, reagiscono al clima e ispirano per un futuro prossimo.
Greenhouse is the new black
La vera protagonista è la serra intelligente, molto lontana dalla periferia rurale costellata di teloni inquinanti, ma elemento architettonico integrato nello spazio urbano. Una nuova estetica della coltivazione prende forma: design minimale, efficienza massima, biodiversità localizzata. In mostra troviamo moduli sperimentali che si adattano a diversi microclimi, simulando condizioni estreme per testare soluzioni replicabili su scala globale.
La serra non è più un’appendice, ma un organismo vivo, in dialogo con chi lo abita. È architettura responsiva: cambia con il clima, reagisce alla luce, e produce, nel vero senso della parola, nutrimento. In questo scenario, l’architetto diventa agricoltore, e la città un paesaggio commestibile.

Photo by Ismail Noor of Seeing Things
Ricette concettuali per il mondo che sarà
La metafora culinaria si estende anche alla pubblicazione che accompagna la mostra, “Pressure Cooker Recipes: An Architectural Cookbook”. Più che un catalogo, un vero e proprio libro di ricette concettuali: cinque capitoli, ingredienti selezionati, contributi che spaziano dall’architettura alla narrativa, dalla fotografia alla scienza dei materiali. Ogni progetto è una risposta a un’urgenza, ma anche un invito a giocare, sperimentare, mescolare.
In un’epoca ossessionata dalla rapidità, “Pressure Cooker” ci ricorda che l’efficienza non è sinonimo di fretta, ma di precisione. La pressione – che sia atmosferica, sociale o politica – può far esplodere o trasformare. Sta a noi scegliere. L’architettura, in questo senso, può essere un atto di fermentazione: paziente, consapevole, sostenibile.

Photo by Ismail Noor of Seeing Things
Aboualam e il team di Holesum ci mostrano come la scarsità possa diventare stimolo creativo e come la resilienza sia una prassi quotidiana, che l’adattamento non è compromesso, ma possibilità. Il deserto diventa laboratorio, la serra rifugio, la pentola a pressione una piccola astronave domestica pronta a portarci nel futuro.
Info utili
La mostra Pressure Cooker si trova all’interno del Padiglione Nazionale degli Emirati Arabi Uniti nella sede di Arsenale alla Biennale Architettura 2025. È aperta fino al 23 novembre. Il libro è in vendita al La Biennale Book Store, si esaurisce rapidamente ma si può fare un preordine.