Una diva dimenticata rivive tra le pieghe dell’Haute Couture e le luci del palcoscenico: Maria Grazia Chiuri riporta Mimì alla ribalta, tra moda, memoria e mondanità.
L’arte di essere Mimì
Chi era Mimì Pecci Blunt? Una nobildonna con lo charme di una diva e la mente da curatrice d’avanguardia. Colta, cosmopolita, eccentrica senza sforzo, nella sua Villa Reale di Marlia – un piccolo Versailles toscano – ha ospitato il meglio del meglio: Salvador Dalí, Jean Cocteau, Alberto Moravia. Il suo salotto era un mix esplosivo di arte, teatro, letteratura e cocktail shakerati con disinvoltura.
Mimì era un’influencer ante litteram: tutto ciò che toccava diventava tendenza, tutto ciò che organizzava – come il celebre Bal Blanc del 1930 a Parigi – diventava leggenda. Oggi, finalmente, la moda si ricorda di lei. In un presente che riscopre con sempre più entusiasmo le figure femminili dimenticate, Mimì Pecci Blunt è un personaggio che ci insegna come vivere con eleganza e intensità. Un piede nella storia, l’altro nel futuro: meglio ancora se con un tacco Dior.
Maria Grazia Chiuri alla ricerca di Mimì
La direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri, non è nuova alle riscoperte femminili ma stavolta ha superato sé stessa: per la Cruise 2026 ha scavato negli archivi della Villa Reale di Marlia, in collaborazione con l’associazione “Napoleone ed Elisa: da Parigi alla Toscana”.
Da fotografie in bianco e nero a programmi teatrali, da riviste d’epoca a cimeli papali (sì, Mimì era prozia di Papa Leone XIII – la fashion connection più impensabile del secolo): tutto questo materiale ha acceso la miccia creativa per una collezione che mescola sogno e sartoria, memorie d’oro e gonne di tulle.
Il ritorno del Teatro della Cometa
Dior ha acquistato e restaurato il Teatro della Cometa, un gioiello nascosto dietro il Palazzo Pecci Blunt, a un passo dal Campidoglio. Spazio voluto e vissuto da Mimì, oggi rinasce come hub culturale e scenografia viva di una mostra che la celebra insieme al suo entourage cosmopolita.
Fino a luglio 2025, tra velluti, locandine vintage e immagini del Bal Blanc, si potrà ripercorrere la vita della contessa mecenate in quella che è forse la più mondana delle capsule exhibition.
Tableaux vivants 2.0
Dal 25 al 28 maggio 2025, il teatro è stato palcoscenico anche di una performance diretta da Lorenzo Salveti, ispirata proprio al Bal Blanc. Tra specchi, sete e maschere, è stato rievocato quel momento sospeso in cui moda, arte e società danzavano insieme in bianco candore.
E intanto, alla Villa Albani Torlonia, la sfilata Dior andava in scena: tra ospiti stellari e atmosfere da sogno, ogni abito sembrava uscito dal guardaroba segreto di Mimì, reinterpretato però per una nuova generazione di muse metropolitane.
Dalla Villa a Vogue
Il revival di Mimì era già iniziato nel 2023, con la mostra “Mimì. Anna Laetitia Pecci Blunt: la sua anima in un archivio” curata da Roberta Martinelli e Simonetta Giurlani Pardini. Allestita nella Palazzina dell’Orologio della Villa Reale, oggi è permanente e visitabile: un viaggio nel tempo tra dischi jazz, collezioni etnografiche e riviste sgualcite (ma glamour) d’epoca.
Un tributo non solo alla vita di una donna straordinaria, ma anche alla sua eredità culturale, al suo modo – tutto personale – di coniugare l’estetica con l’etica, l’accoglienza con la provocazione.
Info utili
“Mimì. Anna Laetitia Pecci Blunt: la sua anima in un archivio. La vita, gli appunti e le immagini”
Teatro della Cometa, Roma
(Via del Teatro di Marcello, dietro Palazzo Pecci Blunt, a due passi dal Campidoglio)
Fino a luglio 2025
Cosa vedere: materiali d’archivio provenienti dalla Villa Reale di Marlia (Lucca) dove si trova la mostra permanente: fotografie storiche, documenti originali, riviste d’epoca, oggetti personali (dischi, collezioni etnografiche, cimeli papali), materiali sul Bal Blanc del 1930, documentazione sul Teatro della Cometa.
Estratto dal catalogo della mostra “Mìmì. Anna letizia Pecci Blunt, la sua anima in un archivio. La vita gli appunti le immagini”
Anna Laetitia Pecci Blunt nacque il 15 marzo 1885 a Roma. Sua madre era una nobildonna spagnola, la marchesa Sylvia Bueno y Garzòn, suo padre il Conte Camillo Pecci, era capo della Guardia Palatina Pontificia e nipote di Papa Leone XIII. Anna Laetizia ebbe tutti i privilegi di chi nasce in una famiglia aristocratica e colta: venne educata a parlare quattro lingue, spagnolo, francese, tedesco e inglese, a suonare il pianoforte, a dipingere e disegnare. È nell’eccitante atmosfera parigina che Mimì conobbe Cecil Blumenthal, l’uomo che sarebbe diventato suo marito nel 1919: un ricchissimo banchiere di origini ebraiche, nato a New York, proprietario di una meravigliosa collezione di pittura francese dell’Ottocento ereditata dal padre Ferdinand. In comune avevano l’amore per l’arte contemporanea e lui sostenne sempre l’attività di mecenate di Mimì che, con il suo gusto artistico raffinato, fece conoscere nomi che hanno lasciato un segno decisivo nell’arte del Novecento.
Questo matrimonio fu l’inizio di una nuova vita per Mimì e di un grande affettuoso sodalizio. A Parigi vissero al 32 di Rue de Babylon, all’Hôtel Cassini, ribattezzato Hôtel Pecci-Blunt dopo il loro acquisto, una dimora settecentesca impreziosita da un bellissimo parco. Qui nasceranno i loro cinque figli: Letizia, Dino, Viviana, Camilla e Graziella. Nella Francia fra le due guerre, il compito di aiutare e scoprire nuovi talenti era soprattutto affidato ai privati e il salotto di Mimì Pecci Blunt divenne un luogo di scambio e confronto culturale. I ricevimenti erano una combinazione di alta società e artisti dove l’incontrarsi aveva come finalità il divulgare e sperimentare ogni aspetto della creazione artistica: pittura, moda, musica, ballo, cinema, fotografia, letteratura erano la ricetta per creare atmosfere in cui potersi integrare senza tenere conto delle origini dei partecipanti, ma solo del loro genio. Ogni anno nelle sfarzose dimore delle più importanti casate francesi si organizzavano balli in costume, ma l’organizzazione di quelle spettacolari serate era anche un importante opera di mecenatismo, e una potente forma di comunicazione che influenzava la moda e l’arte del tempo. Erano l’opportunità di far esprimere il talento di giovani artisti che ottenevano notorietà attraverso la stampa internazionale che seguiva con interesse quelle straordinarie notti parigine. Nel 1930 Mimì Pecci Blunt organizzo quello che da Vogue fu definito “il ballo più spettacolare della stagione”: Le Bal Blanc. Gli ospiti si presentarono in Rue de Babylon indossando abiti bianchi ed organizzati in gruppi. Jean Cocteau aveva composto il Tableau Vivant “Il risveglio di Arianna”, forse il più pubblicato dalle riviste del tempo. La serata fu resa indimenticabile dalle performance di Man Ray che dalle finestre del palazzo proiettò spezzoni di film del pioniere del cinema francese, il regista Méliés. Il jazz fu la colonna sonora della serata grazie all’esibizione del The White Negro Revue. Alcune foto del Bal Blanc sono presenti anche nella raccolta dedicata a Man Ray al centro Pompidou di Parigi.
Nel 1923 Mimì convinse suo marito ad acquistare la Villa Reale di Marlia, un tempo appartenuta alla sorella di Napoleone, Elisa Bonaparte Baciocchi, che divenne il luogo ideale per ricreare quel tipo di vacanza in cui lo svago si univa ad interessi comuni. Il restauro della villa fu realizzato mantenendo intatto lo spirito originario del periodo Impero, come se Mimì si trovasse a suo agio nelle stanze in cui affreschi, colori, marmi, arredi, riproponevano le atmosfere vissute da Elisa Bonaparte. Dal 1926 la famiglia Pecci Blunt trascorse le vacanze estive a Marlia come documentano i numerosi album di fotografie scattate dalla stessa Mimì, che aveva una vera passione per la fotografia, faceva parte dell’Unione Società Italiane Arte Fotografica e partecipò a molte mostre sia in Italia che all’estero. Questa eredità culturale è ora custodita nelle stanze della palazzina dell’Orologio a Marlia, dove si trova anche una ricca collezione di bambole etniche, acquistate da Mimì durante i suoi viaggi, che fanno intuire il suo interesse per l‘etnografia.
Mimì fece di Villa Reale un luogo in cui il connubio fra jet set internazionale ed artisti si svolgesse in totale libertà e ognuno, a Marlia, abbandonava quella formalità richiesta nei salotti cittadini. Gli scatti di Mimì e i suoi divertenti commenti sono la prova di questa intimità allegra di cui tutti facevano parte. Negli anni a seguire le estati di Marlia videro fra gli ospiti Mario Praz, Alberto Moravia, Vittorio Rieti, Petrolini, Malaparte, Gala, Salvador Dalì, Afro, Bontempelli. Con tutti loro c’era un legame profondo fatto non solo di amicizia, ma anche di uno scambio continuo di progetti volti a diffondere l’arte italiana all’estero e contemporaneamente l’arte internazionale in Italia.
Nel 1929 i Pecci Blunt acquistarono il palazzo Ruspoli-Malatesta, nel cuore dell’antica Roma. Anche qui, come a Parigi, i suoi salotti furono frequentati dalla nobiltà romana e internazionale e da musicisti, pittori e scrittori. Nel 1935 Mimi incaricò il poeta, critico d’arte e narratore italiano Libero de Libero, di organizzare una galleria di arte moderna che venne chiamata La Cometa, uno dei simboli presenti nello stemma della famiglia Pecci. Fu un raro caso di mecenatismo artistico di quegli anni, di cui parlò anche la giornalista Irene Brin.
Nel 1938 il direttore del quotidiano Il Tevere, Telesio Interlandi, e Giuseppe Pensabene dal settimanale Quadrivio, furono artefici di una insistente campagna antisemita contro l’attività culturale della Cometa: la galleria fu costretta a chiudere quello stesso anno per incidenti razziali. Ma nel 1937 Mimì Pecci Blunt aveva fondato a New York la succursale de La Cometa, ed è qui che all’inizio della guerra tutta la famiglia Pecci Blunt si trasferisce, al 9 East, 84 St. Mimì in quegli anni impegnerà le sue energie a sostenere i comitati per gli aiuti umanitari a favore dell’Italia e nel fare lunghi e interessanti viaggi alla scoperta dei nativi americani.
Rientrano in Italia nel 1947 e Mimì riprende con slancio la sua attività culturale. Nel 1958 il marito Cecil, per il loro anniversario di nozze, le regala un teatro che lei vuole annesso al loro palazzo in Piazza Ara Coeli: il Teatro La Cometa. Diventa sin da subito un luogo d’incontro di poeti e scrittori e sotto l’attenta guida di Mimì si esibiscono su quel palcoscenico artisti come Monica Vitti, Gianni Santuccio, Lila Brignone, Laura Adani ma anche Bice Valori, un giovanissimo Jannacci e registi come Streheler e Missiroli. Franca Valeri vi interpreta “La signorina Snob” e “La Sora Cecioni”, due delle sue più applaudite interpretazioni.
Nel 1960 per la sua attività a favore della cultura Anna Letizia Pecci Blunt riceve la medaglia d’oro per l’Arte e la Cultura dal Governo italiano e nel 1964 la prestigiosa Légion d’Honneur dal Governo francese.