Il grande disegnatore americano Saul Steinberg diceva che “l’arte precede la tecnica come il profumo precede la torta”. Non c’è riflessione più appropriata per commentare il lavoro di cuochi e ristoratori che in Italia portano avanti la professione culinaria di qualità. Perché gli chef sono veri artigiani e artisti e vanno pertanto ritratti e celebrati con il linguaggio dell’arte, in questo caso gli acquerelli. E poi, diciamolo, le gesta dei cuochi largamente diffuse dai media hanno preso i contorni di favole belle e, come tutti i racconti che ci fanno sognare, la storia del loro lavoro merita di essere illustrata con garbo.
Così, Chef Portraits, Ritratti ad acquerello di Severino Salvemini (Skira) con introduzione e commenti di Paolo Marchi è una raccolta di 80 ritratti ad acquerello di alcuni dei più noti e acclamati chef, che rappresentano la grandezza e l’eccellenza della ristorazione italiana. Da Massimo Bottura, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco a Ernst Knam, Heinz Beck e Davide Oldani, Giorgio Locatelli e Gennaro Esposito, Enrico e Roberto Cerea, Annie Feolde, Claudio Sadler, solo per citare i più noti.
In questo libro sono raffigurati moltissimi interpreti della gastronomia eccellente del nostro Paese, italiani e stranieri, donne e uomini, attivi sul territorio con un profondo legame con le tradizioni e i saperi alimentari locali.
A ciascuno è abbinato il piatto iconico, quello che più di altri ha fatto la sua storia e la sua fortuna. Che li ha tramutati in una sorta di leggenda per gourmet e irriducibili della buona cucina. Una caleidoscopica lente di ingrandimento sulle ricette d’autore che hanno modellato la nostra cultura dell’italico mangiare.
Gli autori
Severino Salvemini, economista e professore emerito all’Università Bocconi, ha insegnato in atenei italiani e stranieri e scritto numerosi
volumi in materia di organizzazione aziendale e di imprese culturali. Editorialista del “Corriere della Sera” su temi economici, curioso “sconfinatore” in ambiti non suoi, si diletta a realizzare acquerelli. Le sue opere sono state pubblicate in Prego, farsi riconoscere al citofono (Skira), Fantasmi urbani (Skira, 2017), Ruggine (associazione CAF, 2020) e Jazz Frames (Skira, 2021) e sono state esposte in mostre itineranti.
Paolo Marchi, giornalista e critico gastronomico, è dal 2004 l’ideatore e il curatore di “Identità Golose”, congresso internazionale di cucina, pasticceria e servizio di sala. Appassionato di fotografia e cuoco mancato, riesce a conciliare il suo lavoro con il ruolo di vorace onnivoro.