C’è chi fa arte per decorare e chi, come Eloisa Gobbo, fa della decorazione un atto rivoluzionario. Il suo nuovo progetto OP visionary decoration, in mostra fino al 3 maggio 2025 nella sede milanese di Arsprima – Gilda Contemporary Art (Via San Maurilio 14, per veri intenditori di Fuori Salone), è un trip allucinato tra ceramiche che sembrano molluschi ribelli e arazzi che raccontano memorie inventate. Dimenticate il minimalismo nordico e abbracciate il massimalismo psicotropo.
La giungla barocca di Eloisa
Padovana di base e globe-trotter per vocazione, Gobbo mette in scena un banchetto scenografico in stile Bridgerton su acido: una tavola rotonda allestita in bianco e nero come se Versailles avesse invitato ai fornelli un regista del cinema muto. Al centro, ceramiche sinuose e vivide che sembrano sbocciate da un abisso marino popolato da meduse femministe e piante da interno con molto da dire.

Le ceramiche di Gobbo non sono solo belle da vedere. Sono oggetti mutanti, ispirati a flora e fauna di questo e di altri mondi, realizzati in parte durante una residenza in Germania con Keramikkuenstlerhaus e in parte a Montelupo Fiorentino, capitale della ceramica italiana con vocazione enciclopedica.
I suoi pezzi sembrano usciti da un laboratorio biologico post-apocalittico, eppure sono eleganti come una passerella di Alexander McQueen. Gobbo non si limita a decorare: rielabora codici, stili, archivi tessili e iconografie decorative come se frullasse il passato per cucinare il futuro.

Arazzi che parlano, se li osservi con attenzione
Alle pareti, a tenere banco insieme alla tavola, una serie di arazzi contemporanei che sembrano sfidare chi guarda con il loro mix esplosivo di pattern, colori e rimandi culturali. Sono collage visivi, puzzle emozionali nati dalla memoria (vera o fittizia) dell’artista: archivi tessili, motivi ornamentali, suggestioni prese di peso dai musei e ribaltate su tela con la grazia irriverente di chi non ha paura del kitsch.
Il grande arazzo alle spalle della tavola è la scenografia perfetta per questo teatrino barocco-pop, dove ogni dettaglio racconta qualcosa. Se superi il primo impatto gioiosamente gradevole, se fissi lo sguardo su ogni tratto del disegno e su ogni dettaglio, scoprirai che quello che appare decorazione floreale è in raltà un inno alla simbologia erotica.
Decorazione è politica, bellezza è disobbedienza
Il lavoro di Eloisa Gobbo, che ha esposto da Bruxelles alla Cina passando per Palazzo Reale a Milano, è una continua sfida al concetto tradizionale di arte “seria”. La decorazione, per lei, è tutt’altro che frivola. È un modo per sovvertire la gerarchia del gusto, per rimettere in gioco i codici visivi e culturali, per riabilitare l’ornamento come linguaggio contemporaneo e — perché no — femminista.
In un’epoca che ci vuole neutri, asciutti, invisibili, Gobbo ci regala un’esplosione di colori, forme, memorie e intuizioni. Un’estetica del troppo, dove il troppo è finalmente abbastanza.

Eloisa Gobbo, outsider con la patente d’artista
Diplomata in Pittura all’Accademia di Brera, Eloisa Gobbo è un’artista che fa sul serio ma con ironia. Residenze in tutto il mondo (New York, Minnesota, Vermont, Montelupo), premi importanti (MIDEC, Biennale di Manises, Premio Fabbri), opere pubbliche che arredano musei e scuole materne come se fossero astronavi gentili.
La sua estetica è quella di un universo parallelo dove convivono Oriente e Occidente, fiaba e scienza, razionalità e caos. Un universo che ha l’ambizione — riuscita — di essere bello e profondo allo stesso tempo. E anche un po’ queer, nel senso più fertile del termine.
Arsprima, una primavera dell’arte
A produrre e promuovere OP visionary decoration è Arsprima, associazione culturale nata a Lecco ma di casa ovunque ci sia bisogno di far fiorire l’arte contemporanea. Il loro motto? “Aria nuova nell’arte”. Il loro obiettivo? Rinnovare il linguaggio artistico italiano e renderlo accessibile, democratico, gioioso — proprio come la mostra di Gobbo.
Info utili
OP visionary decoration – Eloisa Gobbo
Gilda Contemporary Art – Via San Maurilio 14, Milano
Fino al 3 maggio 2025
A cura di Cristina Gilda Artese
Cover ph credits Marco Clerici