Essere sensibili, non è questo il problema: secondo le ricerche, infatti si tratta sempre più di un superpotere sottostimato. Se da una parte la sensibilità ci invita a “maneggiare con cura“ l’emotività nostra e altrui, è indice di maggiore creatività e di elaborazione emotiva più profonda.
Plasticità cerebrale e benessere
In uno studio pubblicato del 1997* è emerso quanto l’SPS (Sensory Processing Sensitivity) sia un tratto della personalità presente in oltre il 20% della popolazione. Finalmente è stato classificato come una sorta di potenzialità e non come un difetto. Pare infatti che le persone molto sensibili (HSP) siano in grado di elaborare le informazioni degli stimoli sensoriali e sociali in modo più profondo. Dunque, essere sensibili, porta a sviluppare una maggiore plasticità cerebrale che si traduce in benessere ambientale: maggiore intelligenza emotiva e resilienza sono veri e propri strumenti al servizio della comunità, altro che debolezza.**
Un vero superpotere
Se hai sempre creduto il contrario – e hai pensato che il tuo essere “fragile” agli occhi del mondo fosse criptonite per le tue relazioni – sappi che non solo non è così, ma che è addirittura il contrario. Se è vero che viviamo in una società che da un lato tende a emarginare le persone creative, non possiamo dimenticare quanto, dall’altro, il giardino delle nostre idee necessiti di questi fiori luminosi e rari. Cosa sarebbe infatti la nostra vita senza un po’ di emozione?
Facciamo un esempio pratico
Questo è un caso clinico reale, anche se la persona citata si chiama diversamente per proteggere la sua privacy: Luca è un ragazzo di 17 anni che ha difficoltà ad approcciare le ragazze della sua età. Pensa che la sua timidezza sia un ostacolo e dunque, mentre i suoi coetanei si sfondano di alcol, sceglie di essere se stesso.
“Sono troppo timido, ma non voglio essere come i miei amici che bevono e solo quando sono ubriachi riescono ad approcciare le ragazze in discoteca. Ma se faccio così, riuscirò a trovare la ragazza giusta? A volte mi sento come un alieno. Mi può dare qualche consiglio?”
Questa è la mia risposta a Luca:
“Luca, le ragazze prima o poi si stancano e anche l’effetto Prime, la cosiddetta prima impressione, che porta a essere affascinate dall’intraprendenza prodotta da uno stato alterato alcolico, finisce. A differenza dei tuoi coetanei, hai scelto di abbracciare questa fragilità. Ti sei sentito un alieno. Ma questo tuo sguardo puro, può portarti a vedere le cose in maniera nuova ogni volta, utilizzando la spinta creativa che nel tuo caso non risulta essere annacquata da altre sostanze. Dunque, Luca il problema non sei tu, non è la tua timidezza. Comincia a guardare a tutto questo come a un superpotere. Se lo farai tu, se ne accorgeranno anche le ragazze in discoteca, te lo garantisco.”
Essere timidi, sensibili, fragili, è un vero superpotere: le persone con queste caratteristiche risultano essere più riflessive, ma secondo uno studio*** sono anche quelle che raggiungono maggiori punteggi nei test di intelligenza proprio perché più introspettive e più capaci di guardarsi dentro.
Facciamo in modo che l’interiorità non diventi una prigione, ma un luogo nel quale rigenerarsi e ricaricarsi in vista di nuove e potenzianti conoscenze.
*Fonte: Aron, E. N., & Aron, A. (1997). Sensory-processing sensitivity and its relation to introversion and emotionality (Journal of Personality and Social Psychology).
**Fonte: Martindale, C. (1999). Biological bases of creativity. (In Sternberg R. J. (Ed.), Handbook of creativity).
***Studio: Furnham & Chamorro-Premuzic (2004), Personality and Individual Differences