Magnum magister

Elliott Erwitt, baci, cagnolini e icone

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Dal 28 giugno al 21 settembre 2025, Palazzo Bonaparte a Roma ospita Elliott Erwitt. Icons, una grande retrospettiva dedicata al genio ironico e poetico della fotografia del Novecento. Un viaggio visivo tra cani snob, baci epici, Marilyn, Nixon, neonati e risate a denti stretti: più di 80 scatti per ricordarci che la realtà è tragicomica, e anche molto tenera.

“Una fotografia meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla”. Parola di Elliott Erwitt, che nel “nulla” ci ha visto sempre tutto: l’assurdo e il sublime, il potere e il ridicolo, la bellezza fragile di un momento qualsiasi. Dal 28 giugno, il Palazzo Bonaparte di Roma ci regala la possibilità di entrare nel suo sguardo, grazie a Icons, la retrospettiva definitiva sul fotografo che ha raccontato il Novecento senza prendersi mai troppo sul serio e, proprio per questo, lo ha raccontato meglio di tutti.

Con oltre 80 scatti celebri, la mostra curata da Biba Giacchetti e accompagnata dall’assistenza tecnica di Gabriele Accornero, è un concentrato di leggerezza e profondità, di poesia surreale e cronaca spietata. Erwitt, membro della leggendaria agenzia Magnum dal 1953 (quella fondata da Cartier-Bresson e Robert Capa, per intenderci), ha attraversato sessant’anni di storia senza mai perdere la sua bussola: l’ironia, la grazia, l’empatia.

Elliott Erwitt / USA. New York City, 1974 / 70×100 cm
© Elliott Erwitt /Private Collection

Amanti, bambini, presidenti

Anche se ti sfugge il nome di Erwitt, probabilmente conosci già alcune sue foto: quel bacio perfetto tra due amanti riflessi nello specchietto retrovisore (California Kiss), i cagnolini minuscoli accanto a stivaletti da dominatrice, i ritratti di Marilyn Monroe che sembrano colti al volo in un giorno qualsiasi — anche se nulla, con Marilyn, era mai “qualsiasi”.

E poi Nixon che punta il dito contro Krusciov con l’aria di chi sta discutendo su quale salsa scegliere per il barbecue. O lo sguardo stanco della vedova Kennedy al funerale del marito. Fino ai suoi autoritratti buffi, dove Erwitt gioca con se stesso, costruendo alter ego surreali a metà tra Chaplin e Magritte.

Ma l’anima del suo lavoro non sta tanto nei grandi nomi — pure presenti in massa: Che Guevara, Marlene Dietrich, Kerouac, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger — quanto nella sua capacità di dare dignità e spazio all’ordinario. In un’epoca dove tutto deve essere eccezionale per valere qualcosa, Erwitt ci ricorda che l’ordinario è già di per sé straordinario, basta guardarlo nel modo giusto.

Elliott Erwitt / USA.NewYork, 1956 / 40×50 cm
© Elliott Erwitt / Private Collection

Il punto di vista del cane

Un capitolo a parte, in questa mostra e nella vita di Erwitt, è riservato ai cani. I suoi preferiti? Quelli irriverenti, disobbedienti, simpaticamente fuori posto. Scattava “dal punto di vista del cane”, mettendo a fuoco le zampe dei passanti e lasciando in secondo piano le silhouette eleganti dei padroni. E per farli sorridere davvero, usava trucchetti: suonava trombette, faceva versi improbabili, cercava di cogliere l’attimo in cui il cane “sbagliava tutto” — e così, faceva centro. Non è un caso che molte delle sue immagini più amate siano proprio quelle con i cani. Come se questi animali, così poco soggetti alle regole sociali, fossero per Erwitt la chiave per raccontare il mondo senza finzioni. Una ribellione gentile, a quattro zampe.

Elliott Erwitt / ENGLAND.Birmingham, 1991 / 40×50 cm
© Elliott Erwitt / Private Collection

Il flash sulla commedia umana

Le immagini di Erwitt non spiegano, non denunciano, non cercano consenso ma agiscono e ti fanno sorridere così, mentre ridi, ti spiazzano. Ti fanno pensare e ti commuovono in modo disarmante. La sua arte è profondamente democratica perché chiunque può riconoscersi in uno sguardo, in un gesto rubato, in una smorfia a metà.

In un mondo artistico che si prende molto sul serio, Icons è una balsamo, un invito a lasciare spazio all’imprevisto, al buffo, al tenero, all’assurdo. Come quando, tra una foto di Fidel Castro e un bacio in controluce, ti ritrovi davanti allo scatto semplice e commovente della sua primogenita neonata, osservata con dolcezza dalla mamma sul letto. Erwitt è uno di quegli artisti che puntano all’universale, che ti parlano sottovoce eppure che ricorderai per sempre.

Elliott Erwitt, una biografia

Elliott Erwitt nacque a Parigi da una famiglia di emigrati russi, nel 1928. Passò i suoi primi anni in Italia, a Milano. A 10 anni, si trasferì in Francia con la sua famiglia e da qui negli Stati Uniti, nel 1939, prima a New York e, due anni dopo, a Los Angeles.

Durante i suoi studi alla Hollywood High School, Erwitt lavorò in un laboratorio di fotografia che sviluppava stampe “firmate” per i fan delle star di Hollywood. La grande opportunità gli venne offerta dall’incontro, durante le sue incursioni newyorchesi a caccia di lavoro, con personalità come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker, che amavano le sue fotografie al punto da diventare i suoi mentori.

Nel 1949 tornò in Europa, viaggiando e immortalando realtà e volti in Italia e Francia. Questi anni segnarono l’inizio della sua carriera di fotografo professionista. Chiamato dall’esercito americano nel 1951, continuò a lavorare per varie pubblicazioni e, contemporaneamente, anche per l’esercito stesso, mentre soggiornava in New Jersey, Germania e Francia.

Nel 1953, congedato dall’esercito, Elliott Erwitt venne invitato da Robert Capa, socio fondatore, a unirsi all’agenzia Magnum Photos in qualità di membro fino a diventarne presidente nel 1968 per tre mandati. Oggi Erwitt è riconosciuto come uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi. Il fotografo si è spento nella sua casa di New York a 95 anni, il 29 novembre 2023.

Elliott Erwitt / USA. New York City, 1946 / 40×50 cm
© Elliott Erwitt / Private Collection

Info utili

Elliott Erwitt. Icons
Dal 28 giugno al 21 settembre 2025
Palazzo Bonaparte, Piazza Venezia 5, Roma
Mostra a cura di Biba Giacchetti, con l’assistenza tecnica di Gabriele Accornero
Oltre 80 scatti, tra ironia, poesia e memoria visiva del Novecento

Foto copertina: Elliott Erwitt / USA. New York City, 2000 / 40×50 cm / © Elliott Erwitt / Private Collection

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