Gli italiani sono ormai un popolo di camminatori e camminatrici. Le vacanze/pellegrinaggio sono sempre più diffuse, fatte anche da chi non è credente. Per il gusto della scoperta, del viaggio in sé e per la comunità che si crea intorno al cammino.
Il pellegrinaggio al santuario del Monte Gelbison in motorino
Il Cilento è una terra dove il sacro e il profano si fondono e dove il rito permane nel tempo, trasformandosi, senza perdere la propria autenticità.
Il pellegrinaggio al monte Gelbison è una meta tradizionale di fedeli da tutto il sud Italia che si recano al santuario del Monte Sacro di Novi Velia per onorare la “Madonna del Monte”.
Ogni paese, limitrofo e non, ha un suo giorno fisso, per recarsi al monte, in comunità.
Se una volta la pratica del pellegrinaggio era pensata come una lunga camminata, vuoi per devozione (e penitenza), vuoi per la mancanza di strade e, soprattutto, mezzi di locomozione, ormai gli spostamenti sono effettuati quasi esclusivamente in pullman, nonostante non manchino congreghe che ancora continuano a portare avanti il tradizionale pellegrinaggio a piedi, facendo stazione nei paesi situati lungo il tragitto, momento di accoglienza, condivisione e comunione fra ospitati e ospitanti.
A Centola, con l’avvento delle nuove generazioni, è nata una nuova pratica: il pellegrinaggio in motorino al santuario.
“Simo Vinuti” un reportage di Sara Lamassa del pellegrinaggio
Affascinata da questo rito fra il sacro e il profano, fra tradizione e innovazione, la fotografa e fotoreporter Sara Lamassa, originaria di Centola, ha deciso di immortalare alcuni momenti di questa esperienza, raccogliendoli nel servizio fotografico – pubblicato sulla rivista Perimetro. Il titolo della raccolta, “Simo vinuti”, è preso in prestito da uno dei canti liturgici che accompagnano il pellegrinaggio al Monte Sacro.
“Simo vinuti e mo nginni iamo” (siamo venuti e adesso andiamo via), sono le prime parole, le stesse da secoli, che i fedeli della comunità di Centola dedicano alla Madonna durante il cammino verso il Monte Gelbison, nel suggestivo Parco Nazionale del Cilento. Questo particolare canto viene dedicato esclusivamente alla Madonna durante la visita al santuario e non cantata per altre occasioni».
L’8 settembre di ogni anno i centolesi vengono qui in segno di devozione. In passato a piedi, e ci volevano giorni per raggiungere e salutare la Madonna, oggi in pullman, in macchina ma soprattutto in motorino.
Ci si prepara per giorni, poi l’appuntamento il 7 settembre sempre alle 3 del pomeriggio. Il rombo dei motori dà il via. Si parte tra i saluti e le “benedizioni” di chi rimane a casa, affacciato alle finestre.
I ragazzi passano la notte nel bosco, dormono in tenda. Un rito sacro, sì, ma anche laico o pagano, con qualcuno che non entra nemmeno in chiesa.
Sara Lamassa
Sara Lamassa è una fotografa e fotoreporter campana nata e cresciuta in un piccolo paese all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Centola (SA). Trasferitasi a Roma per studiare fotografia all’Istituto superiore di fotografia e comunicazione integrata (ISFCI), si diploma nel 2021; successivamente, inizia la sua ricerca per cercare un stile fotografico personale.
Trova la sua strada grazie al reportage, che le ha permesso di viaggiare sia in Italia che all’estero per seguire i suoi progetti.
Nel 2023, insieme al giornalista Mario Bonito, si reca in Moldavia per girare un servizio sulla situazione nel paese ad un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, andato in onda sul TG5 e pubblicato su L’Espresso, da cui ne scaturirà anche il progetto fotografico “Identitate”.
Sempre nel 2023, e sempre ad affiancare Mario Bonito, sono in Armenia, dove seguono la vita dei giovani russi scappati per non arruolarsi, e da cui è nato un mini-documentario pubblicato dal quotidiano online La Ragione.
Tra il 2023 e il 2024 lavora come videomaker per l’associazione culturale romana Mich.
Sempre nel 2024 pubblica, sulla rivista online di fotografia Perimetro, il reportage sul pellegrinaggio che dal suo paese natio porta al Santuario della Madonna del Monte Sacro di Novi Velia, “Simu vinuti”.
Cover photo: “Simo vinuti” ©Sara Lamassa