L’Hoovergate è la storia del più grande disastro di marketing della storia, un’offerta promozionale che porterà uno dei più grandi colossi industriali americani sull’orlo del fallimento per un mix di situazioni che hanno spinto le logiche commerciali oltre i limiti del buon senso, in una sorta di follia collettiva aziendale.
Aspirapolveri e viaggi premio
Siamo nell’inverno del 1993. Un furgone della ditta Hoover, forse la più famosa compagnia di aspirapolvere e elettrodomestici del mondo – sicuramente la prima in Inghilterra, si ferma nel vialetto d’ingresso di una casa a High Seaton, vicino a Workington, nella contea di Cumbria. È la casa di David Dixon, un costruttore di rimorchi per cavalli. David, a novembre, ha comprato una lavatrice Hoover per 500 sterline e ora si è guastata e quando parte inizia a sballonzolare per tutta la stanza.
Ma questo non è l’unico motivo per cui David è arrabbiato, molto arrabbiato con la Hoover. Con l’acquisto della lavatrice era incluso un premio importante, un viaggio di andata e ritorno per gli Stati Uniti. David pensava di usarlo per andare a Orlando, in Florida, a vedere Disney World con sua moglie Janis e suo figlio Jonathan, che ha 12 anni e non vede l’ora di visitare le fantastiche attrazioni del più grande parco divertimenti del mondo.
Ma i biglietti non sono mai arrivati, anzi, la Hoover continua a rendergli la procedura per ottenerli sempre più complicata, quasi impossibile. A David questo non piace per niente e comincia seriamente a pensare che essersi fidato della più grande compagnia di elettrodomestici del Regno Unito, che gode addirittura di una approvazione ufficiale della Corona Inglese, sia stato un errore, e che tutta questa storia dei biglietti sia solo una gran fregatura.
Ma cosa c’è dietro questo episodio apparentemente marginale nell’ambito dell’economia di una multinazionale tra le più attive al mondo? Dietro tutto questo c’è un disastro, anzi il peggiore disastro nella storia marketing mondiale. E questa è la sua storia.