Da quando ho un giardino e un orto, ho cominciato a coltivare alcuni fiori utili al mio lavoro.
E’ stato come salire su un’altalena, dove si alternano gioie e frustrazioni.
Chissà se tra voi c’è qualche pollice verde che nei mattini di primavera, appena sveglio, si precipita fuori a guardare cosa c’è di nuovo nei vasi e nelle aiuole. Non mancano mai le sorprese. Per un bocciolo che si schiude c’è un foglia rosicchiata dall’oziorrinco. Per un germoglio che spunta rigoglioso dalla terra un altro è stato fagocitato da una vorace lumaca. Allora ci si specializza nell’individuazione di rimedi naturali perché di usare la chimica non se ne parla.
Rimedi naturali
Via alla semina del tagete, nemico giurato dei nematodi. E del nasturzio che allontana gli afidi e colora le insalate con i suoi petali commestibili. Poi c’è quella storia di far ubriacare i gasteropodi: un dito di birra con qualche granello di zucchero e attirarli è una bazzecola.
Quando cala la sera
Ma quello che ormai è diventato irrinunciabile in queste sere di maggio è il giro nell’orto al calar del buio. Oltre alla danza delle lucciole che mi lascia incantata ogni sera, ho scoperto un brulicare di vita che mai avrei immaginato: i porcellini di terra scorrazzano tra le verdure peggio che in una pista di go-kart, le nottue strisciano sul terreno e si lasciano catturare, così come le limacce che si avventurano sulle foglie tenere. Non so cosa possa pensare chi mi veda curva tra le aiuole armata di torcia, ma questa forma di lotta biologica ai parassiti è quella che finora ha dato più frutti.
Flagelli naturali e pazienza
C’è solo una piaga contro la quale nulla ho potuto fino ad ora: è il binomio “marito-tosaerba”. Quando l’uomo di casa imbraccia il decespugliatore a zaino, tremo. Immancabilmente qualcuna delle mie piante ne esce malconcia. Ma si sa…in amore, come in giardino, si coltiva anche la pazienza.