Estetica trasversale

Egittomania lombarda tra arte esotica, teatro e decoro

Tempo di lettura: 4 minuti

Con l’edizione 2025 di Depositi esposti, il Museo Civico di Crema e del Cremasco apre nuovamente le porte dei propri depositi per svelare un capitolo poco noto della storia artistica locale: l’attrazione ottocentesca per l’antico Egitto. A partire dal 17 maggio, le sale della Pinacoteca accolgono un allestimento che ripercorre l’egittomania come fenomeno culturale diffuso in Europa e riletto in chiave cremasca, attraverso le opere di Luigi Manini e Antonio Rovescalli.

L’esposizione mette in dialogo reperti archeologici, bozzetti scenografici, acquerelli e riproduzioni ottocentesche, con l’intento di restituire uno spaccato ricco di contaminazioni tra arti visive, teatro e archeologia. Un progetto curatoriale che si distingue per l’approccio interdisciplinare e l’attenzione al dettaglio filologico, aprendo nuovi percorsi di lettura su un tema ancora poco esplorato in ambito locale.


Gigi Bassani (fotografo), cartolina postale: Scena prima dell’atto primo dell’Aida di Antonio Rovescalli, 1913. Crema, Museo Civico di Crema e del Cremasco (inv. 2913)

L’estetica egiziana: una passione lunga secoli

L’interesse europeo per l’antico Egitto non nasce nell’Ottocento. Già nel XVII secolo, con l’avvento del collezionismo erudito e delle prime “camere delle meraviglie”, mummie, scarabei e papiri iniziano a comparire nei gabinetti di curiosità delle corti europee, simboli di un sapere esotico e misterioso. Nel XVIII secolo, con l’Illuminismo, l’Egitto diventa oggetto di studio sistematico, mentre l’epoca napoleonica lo trasforma in un’ossessione estetica. La pubblicazione della Description de l’Égypte e dei viaggi illustrati di Denon scatena una vera e propria moda: nell’arredamento, nell’architettura, nella moda, ma anche nella letteratura e nella pittura. L’egittomania ritorna ciclicamente, dai templi neoclassici alle fantasie Art Déco, fino alle più recenti reinterpretazioni pop e digitali. Questa lunga fascinazione racconta il desiderio di confrontarsi con una civiltà percepita come altra, eterna e impenetrabile, ma al tempo stesso proiettata nell’immaginario collettivo occidentale come fonte inesauribile di ispirazione formale e concettuale.

Quando l’esotismo parla cremasco

L’influenza dell’egittomania giunge fino alla provincia lombarda, trovando interpreti colti e sensibili come Luigi Manini. Nato a Crema nel 1848, Manini si forma come scenografo e architetto, sviluppando un linguaggio visivo che combina precisione storica e immaginazione teatrale. Le tavole del Voyage dans la Basse et la Haute Égypte di Denon diventano per lui un repertorio visivo da cui trarre ispirazione per la creazione di scenografie monumentali destinate a opere come Aida e Nephte o Il figliuol prodigo.

Manini raccoglie e studia con rigore stampe, incisioni e ricostruzioni grafiche, molte delle quali oggi custodite nel fondo a lui intitolato presso il Museo Civico di Crema. La sua attività lo conduce a Lisbona, dove lavora per i principali teatri portoghesi, portando con sé l’estetica egiziana reinterpretata secondo la sensibilità di un artista europeo di fine Ottocento.

Rovescalli e l’Egitto accademico

Accanto a Manini, emerge la figura di Antonio Rovescalli, allievo della Scuola di Prospettiva dell’Accademia di Brera, che tra il 1882 e il 1883 realizza un imponente acquerello di soggetto egizio ispirato anch’esso all’Aida. L’opera, che gli vale una medaglia d’argento, rivela una conoscenza approfondita delle architetture egizie, in particolare del Ramesseo, probabilmente studiato attraverso le tavole della Description de l’Égypte.

Rovescalli lavora a lungo per il Teatro alla Scala di Milano e viene chiamato a Lisbona da Manini, per contribuire alle messinscene dell’opera verdiana. Fotografie, schizzi e materiali scenografici esposti in mostra documentano una carriera che unisce rigore tecnico e fascinazione per l’esotico, proiettando l’immaginario egiziano nei templi moderni del melodramma.


Antonio Rovescalli, Saggio accademico di soggetto egizio, 1883. Crema, Museo Civico di Crema e del Cremasco (invv. 120, 829, G0681)

Archeologia e décor nella campagna lombarda

L’egittomania ottocentesca non si esaurisce nell’arte figurativa o nel teatro. A dimostrarlo sono le singolari decorazioni egittizzanti che ornano due dimore del territorio: Villa Marazzi di Torlino Vimercati e Palazzo Turina di Casalbuttano. Entrambi gli edifici presentano elementi ornamentali che richiamano colonne a papiro, motivi geroglifici e simboli della civiltà nilotica, innestati con disinvoltura nel contesto neoclassico e liberty delle architetture locali.

Queste incursioni dell’immaginario egizio nell’arredamento domestico testimoniano l’influenza pervasiva di una moda estetica che, pur provenendo da contesti accademici e colti, trova espressione anche nel gusto borghese provinciale, ridefinendo l’identità visiva del paesaggio architettonico lombardo.


Torlino Vimercati (Cremona), Villa Marazzi, saletta egizia, 1815 post

Un percorso tra visioni, ricerca e memoria

La mostra curata da Alessandro Barbieri, Christian Orsenigo e Gabriele Valesi, con il patrocinio di numerosi enti locali e nazionali, si configura come un viaggio tra discipline: pittura, grafica, scenografia, storia del teatro e archeologia si intrecciano in un percorso dinamico e raffinato. L’obiettivo è duplice: valorizzare il patrimonio “invisibile” custodito nei depositi museali e proporre una riflessione attuale sul potere delle immagini e sulla costruzione dell’altrove.

Attraverso la lente dell’egittomania ottocentesca, si riscopre una provincia capace di dialogare con le grandi tendenze estetiche internazionali, facendo dell’eredità visiva del passato un’occasione per interrogare il presente.

Info utili

Depositi esposti
EGITTOMANIA / Luigi Manini e Antonio Rovescalli tra pittura e scenografia

Crema, Museo Civico di Crema e del Cremasco, Pinacoteca
17 maggio – 28 settembre 2025

Inaugurazione: sabato 17 maggio 2025 ore 18.00. Sabato 17 maggio dopo l’inaugurazione, in concomitanza con la Notte europea dei Musei, la mostra e il Museo Civico di Crema e del Cremasco saranno visitabili fino alle ore 23:30.

Cover foto:
Luigi Manini, Ricalco del «Manoscritto trovato unitamente a una mummia», 1873-1897 ca. Crema, Museo Civico di Crema e del Cremasco, Fondo Manini (inv. 1801)

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