Giovanni Storti che insegna a un’intelligenza artificiale come si gioca. No, non è la premessa di un film comico, ma quella di “154”, il nuovo WeShort Originals disponibile dal 15 aprile (come 15/4) sulla piattaforma on demand dedicata ai corti.
Scritto e diretto da Riccardo Copreni e Andrea Sbarbaro, questo corto sci-fi condensa in 20 minuti un dilemma da Nobel: può una macchina imparare senza provare emozioni? L’intelligenza artificiale può sviluppare una coscienza? E senza emozioni, è davvero possibile un pensiero autonomo?

In un futuro prossimo, un team di scienziati sta testando il prototipo [TEST TYPE • 154], un’intelligenza artificiale all’avanguardia progettata per apprendere autonomamente. Tuttavia, presto si rendono conto che, per renderla davvero intelligente, serve più della semplice programmazione: è necessario un approccio umano.
Il maestro d’asilo chiamato a educare il prototipo [TEST TYPE • 154] diventa così il nostro Virgilio in un viaggio tra empatia, coscienza artificiale e i confini (labili) tra umano e non-umano. Un ruolo inedito per Giovanni Storti, si allontana dalla sua comfort zone comica con Aldo e Giacomo, per interpretare un personaggio riflessivo e umano che qui tocca corde intime e profonde.

Corto sì, ma con un cuore grande
Dopo una tournée da oltre 30 festival internazionali, “154” sbarca su WeShort con tutta la sua carica visionaria.
Giulia Bellu, attrice e content creator, affianca Storti donando al film un contrappunto emotivo che arricchisce ulteriormente la narrazione. E la domanda rimane sospesa: cosa rende davvero “intelligente” un essere vivente?
La risposta non arriva subito, ma il corto ti lascia addosso quella sensazione da “oddio, devo parlarne con qualcuno subito”, tipica delle esperienze intense e brevi, come i sogni — o le serie da bingeare in una notte.
Il corto diventa anche manifesto di un nuovo modo di pensare la fruizione cinematografica. Niente più sala o popcorn giganti: qui bastano 20 minuti, un divano e una buona connessione per riflettere su cosa voglia dire “essere umani”.
E chissà, magari tra qualche anno non manderemo i nostri bambini a scuola con un maestro-robot.
“Abbiamo realizzato questo cortometraggio inseguendo una precisa chimera: la possibilità che diventasse un oggetto desiderabile anche per il grande pubblico. In Italia non è contemplata la distribuzione in sala per i cortometraggi, perché in qualche modo nell’immaginario collettivo non sono considerati i “film veri”. Grazie a progetti come WeShort oggi è possibile tentare di rovesciare la medaglia e offrire al pubblico un nuovo (seppur, in realtà, vecchissimo) modo di fruire la narrazione su grande schermo.”
— Riccardo Copreni e Andrea Sbarbaro, registi di “154”